lunedì 11 luglio 2011

le mie considerazioni sulla luna

· L’INDETERMINATO ( il corso, le camminate, il fine, il mezzo, la vita )

Come l’indeterminato agisce su di noi? Cosa determina in noi? Come possiamo creare qualcosa di concreto passando per metodologie/esperienze indeterminate?

- L’indeterminato non è altro che il vuoto davanti a noi, inteso non come nulla, ma come entità spazio temporale in cui è possibile agire e dunque creare/determinare senza seguire degli schemi prestabiliti. Chiaramente quando ci si trova in questo stato, si è colti da un senso di spaesatezza, di confusione che coincide con l’approccio alla libertà. Talvolta noi esseri umani preferiamo essere in una condizione compresa tra diversi limiti, perché essendo il limite un punto fisso, certo, è l’elemento col quale porsi in rapporto e dal quale inizia generalmente una fase creativa/progettuale.

- Il ruolo che ricopre ciò che è incerto/indeterminato è quello di richiedente di uno sforzo introspettivo ed espressivo da parte nostra, nei confronti dello spazio e del tempo attorno a noi.

- Questo corso ha avuto questo carattere fin dall’inizio, non c’era un fine specifico, ne mezzi d’indagine già stabiliti. Ognuno di noi ha dovuto interrogarsi sul cosa fare e come farlo. Gli unici limiti a nostra disposizione erano lo spazio urbano, le persone e l’ambiente naturale. Considerando che ogni cosa per noi ha inizio dove c’è l’uomo e che l’uomo a contatto con lo spazio naturale determina uno spazio urbano dal quale e nel quale si determinano le miriadi di cose fisiche, intellettuali e sensoriali che tutti conosciamo, consegue che il nostro campo d’azione fosse a 360 gradi.

- Ora io credo che sia impossibile stabilire un metodo per indagare tutte le dinamiche che ci circondano, ed è per questo che si presenta la necessità di operare nell’indeterminato, secondo logiche spontanee e talvolta casuali. In questo modo ognuno osserva, riflette ed agisce su qualcosa di diverso, che lo interessa personalmente e che fa si che la sua personalità si esprima, accrescendo di conseguenza la propria conoscenza di sé.

- Credo, che questo sia stato in qualche modo il fine di questo corso, risvegliare ed accrescere in noi quello spirito umano, curioso e indagatore e creativo che dirige i pensieri e le azioni nella nostra vita.

· IL GIOCO ( il ruolo del gioco nel : corso, approccio con lo spazio, con la gente, con noi stessi )

- A fronte di quanto detto sull’indeterminato, forse, esiste un metodo non strutturato che può svolgere un ruolo importante nell’indagine e nello sviluppo delle potenzialità dei luoghi e delle persone; il gioco. Il gioco si presenta come un’attività non utilitaristica, volta a ricercare il piacre. Riusciamo a giocare quando siamo mediamente disinibiti, spontanei e sicuri di noi stessi, o quantomeno quando non siamo concentrati sul nostro auto giudizio. In questo stato siamo più liberi, sia rispetto a noi stessi, che rispetto agli altri e qualsiasi dinamica d’interazione con persone o luoghi viene facilitata. Tenendo a mente che il fine del gioco è il raggiungimento di uno stato di piacere, inconsciamente le interazioni che stabiliamo s’instaurano per mezzo del piacere, dando origine a risultati di buona qualità. Se al contrario la nostra interazione con luoghi o persone passa attraverso metodi non volti al piacere ma ad altro, come il guadagno personale, lo sfruttamente, il danno o l’utilitarismo, i risultati che otterremo non potranno essere di buona qualità.

- Credo che quindi, se tenessimo a mente questi fattori e trovassimo il modo di metterli in pratica, ognuno a modo suo compatibilmente con se stessi, potremmo riuscire a creare rapporti e luoghi di qualità, con e per le persone.

· I SENSI E LO SPAZIO ( il cieco, le percezioni dei contesti )

- CECITA’

Sentire i posti prima di vederli

Vedere i posti solo dopo esserci stati

Riconoscere i posti in una foto per esserseli immaginati a seguito di un racconto

Immaginarsi i luoghi e viverseli così

Cambiamento di un luogo tramite l’immaginazione

Autodeterminazione del luogo

- Il cieco ha un rapporto con lo spazio del tutto diverso dagli altri. In qualche modo, privato di poter godere del senso della vista, amplifica tutti gli altri e gode di cose che restano meno visibili agli altri. Camminare da cieco ti fa ascoltare di più il tuo peso a terra, e ti aiuta a visualizzare quello che c’è sotto i piedi. Leggeri dislivelli lungo una strada vengono più facilmente percepiti da un cieco che da un vedente. Diciamo che la vista cattura una buona percentuale della nostra attenzione e abbassa la sensibilità degli altri sensi. Un cieco dovendosi basare sul tatto, l’udito e sul racconto in diretta degli altri, deve fare uno sforzo d’immaginazione per collocarsi in un contesto. Questa immagine generata sarà per il cieco la sua unica realtà, e lo spazio se pur differente sarà per lui quella più o meno precisa immagine. Che non sempre tenderà a peggiorare il luogo per mancanza d’informazioni, in primis visive, ma anzi, nell’immaginario potrà essere migliore del reale. È ovvio che per cambiare i luoghi, la soluzione non è di bendarci e reimmaginare tutto; ma acquisire la capacità del cieco di vedere le cose non per come sono, ma per come si sentono è un gran passo verso il riconoscere le possibilità che uno spazio offre. Imparare a percepire gli ambienti intorno a noi senza statici preconcetti ci aiuterà ad esplorarne le potenzialità e a poter creare una nuova configurazione.

- Come quando ci mettiamo al letto, in silenzio ad occhi chiusi e iniziamo ad ascoltare. Ci rendiamo subito conto del respiro e del rumore che fa, dei movimenti respiratori del busto e del percorso dell’aria dentro di noi; cosi come i battiti del cuore, che non si sentono solo nel petto. A volte lo anche lo stomaco si fa sentire e piano piano prendiamo coscienza del nostro corpo e in quel momento capiamo meglio come siamo fatti, come funzioniamo. Lo stesso in qualche modo deve valere per lo spazio. E siamo noi a contatto con lo spazio e lo spazio a contatto con noi, interdipendenti, in relazione costante. Forse per questo motivo, gli edifici, gli ambienti in cui ci troviamo hanno una così forte e importante influenza su di noi a livello emotivo. Perché siamo legati da qualcosa. E l’esterno circostante entra in risonanza con il nostro interno.

· IL REALE ( metropoliz, la strada, società, l’azione )

- Credo che, tutti i discorsi, le riflessioni, le astrazioni, le filosofie di pensiero e le esperienze pratiche siano molto importanti per una persona che voglia agire nel mondo. E credo anche, che sia importante mantenere un buon contatto con la realtà, per non sfociare nel nulla. Ricordiamo che utilizziamo l’indeterminato per agire sul concreto e che sia come architetti, che come persone, per tentare di migliorare la vita della gente. Abbiamo approcciato alle camminate notturne e alle persone in modo giocoso e curioso, e abbiamo anche avuto modo di notare la realtà di certi contesti e di riflettere con serietà su determinate situazioni. Lo stesso vale per metropoliz, che è uno spazio crudo, dove delle persone si sono costruite una possibilità per il futuro, o comunque una certezza per il presente, che per quanto disagiato e precario rappresenta la base da cui poter rivendicare il diritto ad una vita dignitosa. Metropoliz è una lezione che mette in risalto la valenza dell’azione creativa.

· SULLA LUNA PORTEREI

- Un quaderno ed una penna. Per registrare le impressioni e le riflessioni fatte nel nuovo ambiente, nonché per disegnare i paesaggi lunari e la terra vista a distanza. Scrivere il punto di vista da una condizione di distacco dalle cose terrene.

- Una bottiglia d’acqua. Perché rappresenta la fonte di vita primaria.

- 2 biglietti di ritorno per la terra. Secondo me andare sulla luna può essere importante ed utile per comprendere meglio certe dinamiche terrestri e per poter ragionare sulla progettazione di spazi e politiche basate sull’equità e la comunità. In qualche modo andare sulla luna rappresenta la possibilità di ragionare in un luogo libero e vergine, al fine di sviluppare soluzioni da riportare sulla terra. Tornare sulla terra significa tornare alla realtà, nel concreto, significa tener viva la determinazione a cambiare le cose e ricordarsi che non vogliamo semplicemente fuggire dalla realtà, ma trovare un modo per cambiarla. I biglietti sono 2 per indicare la necessità di condividere le esperienze fatte e le cose imparate con chi ha partecipato al viaggio.

Andando sulla luna, andremo verso gli astri e forse impareremo ancor meglio ad astrarre concetti dal reale. Tornando, con i piedi per terra, saremo in grado di metterli in pratica.

Verso Luna

Astraverso l’universo.

All’inverso

Verso Terra, l’astrazione

Si fa azione

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