giovedì 7 luglio 2011

Vagabondi nello spazio (urbano, o forse lunare?)


Perdersi senza paura di non ritrovare la strada.

Il vagabondo urbano non segue il percorso della moltitudine, bensì la sua strada viene costruita passo dopo passo, il suo cammino diventa un labirinto che lo spinge a cambiare direzione ogni volta che qualcosa lo attira, si lascia guidare dal fascino del colore di una facciata o dei profumi di un mercato, delle voci di un parco o di una scuola piuttosto che dalla bellezza di un giardino in fiore tra le maglie intricate di una confusa metropoli.

Il vagabondo urbano vede l’invisibile, attribuisce a luoghi, apparentemente asettici per i più, un significato diverso; ri-creando in questo modo spazi di ritrovo, di confronto, di relazione.





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