sabato 23 aprile 2011

AM ore: le nostre
Benzinaio. Luogo frenetico, della quotidianità, un non-posto, dove tutti passano, ma nessuno si ferma. L'appropriazione di quello spazio, il fermarsi proprio lì, ha trasformato quel luogo da dispensatore diurno di benzina a dispensatore notturno di linfa, per le nostre teste. Straniante.

GUY DEBORD
Introduzione a una critica della geografia urbana (1955)
Di tante storie a cui partecipiamo, con più o meno interesse, la ricerca frammentaria di un nuovo stile di vita resta il solo aspetto interessante. Va da sè il più grande distacco nei confronti di alcune discipline, estetiche o altre, la cui insufficienza a questo riguardo è prontamente verificabile. Occorrerebbe dunque definire alcuni terreni d'osservazione di certi processi del casuale e del prevedibile nelle strade.
Il termine psicogeografia, proposto da un calibro illetterato per indicare l'insieme dei fenomeni che preoccupavano alcuni di noi verso l'estate del 1953, non è ingiustificato. Non esce dalla prospettiva materialista del condizionamento della vita e del pensiero da parte della natura oggettiva. La geografia, per esempio, rende conto dell'azione determinante di forze naturali generali, come la composizione dei suoli o regimi climatici, sulle formazioni economiche di una società e, per questa via, sulla concezione che essa può farsi del mondo. La psicogeografia si proporrebbe lo studio delle leggi esatte e degli effetti precisi dell'ambiente geografico, coscientemente organizzato o meno, in quanto agisce direttamente sul comportamento affettivo degli individui. L'aggettivo psicogeografico, conservando una vaghezza assai simpatica, può dunque applicarsi ai dati accertati da questo genere di investigazioni, ai risultati del loro influsso sui sentimenti umani, e anche più in generale a ogni situazione od ogni comportamento che sembrano partecipare allo stesso spirito di scoperta. Il deserto è monoteista, si è detto ormai da tempo. Si troverà allora illogica e priva di interesse la costatazione che il quartiere che a Parigi si estende fra la Place de la Contrescarpe e la rue de l'Arbalete inclini piuttosto all'ateismo, all'oblio, al disorientamento degli abituali riflessi?
E' bene avere dell'utilitario una nozione storicamente relativa. La preoccupazione di disporre di spazi liberi che permettessero la circolazione rapida di truppe e l'impiego dell'artiglieria contro le insurrezioni era all'origine del piano di abbellimento urbano adottato dal secondo impero. Ma, da ogni altro punto di vista, la Parigi di Haussmann è una città costruita da un idiota, piena di rumore e di furore, che non significa nulla. Oggi il principale problema che l'urbanistica deve risolvere è quello della buona circolazione di una quantità rapidamente crescente di automobili. Non è proibito pensare che un urbanismo futuro si applicherà a costruzioni, del pari utilitarie, che terranno ill più largo conto delle possibilià psicogeografiche.
Così pure l'abituale abbondanza di vetture private è solo il risultato della propaganda permanente con cui la produzione capitalista persuade la folla - e questo caso è uno dei suoi successi più sconcertanti - che il possesso di un automobile è proprio uno dei privilegi che la nostra società riserva ai suoi privilegiati.[...] Dato che anche a proposito di simili piccolezze, si incontra l'idea di privilegio, e che sappiamo con quale cieco furore tante persone - pur così poco privilegiate - sono disposte a difendere i loro mediocri vantaggi, è giocoforza costatare che tutti questi dettagli fanno parte di un'idea di felicità, idea consacrata nella borghesia, mantenuta da un insieme pubblicitario che ingloba tanto l'estetica di Marlaux che gli imperativi della Coca-cola, e della quale si tratta di provocare la crisi in ogni occasione, con ogni mezzo.[...]

Il brusco cambiamento d'atmosfera di una via, in solo pochi metri; la patente divisione di una città in zone del clima psichico nettamente delimitato; la linea di più forte inclinazione - senza rapporto con cambiamenti di livello - che devono seguire le passeggiate prive di scopo; il carattere catturante o respingente di certi luoghi: tutto ciò sembra essere trascurato. In ogni caso non lo si considera mai come qualcosa che dipende da cause che si possono evidenziare con un'analisi approfondita, e da cui si può trarre partito. Le persone sanno bene che vi sono quartieri tristi e altri piacevoli. Ma si persuadono generalmente che le strade eleganti causino un senso di soddisfazione e che le strade povere siano deprimenti, quasi senza altre sfumature. Di fatto, la varietà delle possibili combinazioni di atmosfere, analoga alla dissoluzione dei corpi chimici puri nel numero infinito delle mescolanze, porta con sè sentimenti così differenziati e così complessi come quelli che può suscitare qualsiasi altra forma di spettacolo. E la minima prospezione demistificata fa apparire che nessuna distinzione, qualitativa o quantitativa, degli influssi esercitati dai diversi scenari edificati in una città può venire formulata in base a un'epoca o a uno stile architettonico, ancor meno a partire dalle condizioni di habitat. Le ricerche che si è così chiamati a compiere sulla disposizione degli elementi del quadro urbanistico, in stretto legame con le sensazioni che provocano, non possono non passare attraverso ardite ipotesi che è opportuno correggere costantemente alla luce dell'esperienza, con la critica e l'autocritica.

Certi quadri di De Chirico, che sono evidentemente provocati da sensazioni di origine architettonica, possono esercitare un'azione di ritorno sulla loro base oggettiva, fino a trasformarla: tendono a diventare essi stessi delle maquette. Inquietanti quartieri di arcate potrebbero continuare, un giorno, e completare l'attrazione di quest'opera. Non ci sono, ai miei occhi, che quei due porti al calar del sole dipinti da Claude Lorrain che si trovano al Louvre, che presentano la frontiera stessa fra due ambienti urbani i più diversi possibile, che possono rivaleggiare con la bellezza delle carte del metrò affisse a Parigi. Si comprenderà facilmente che, parlando qui di bellezza, non considero la bellezza plastica - la nuova bellezza può essere soltanto una bellezza di situazione - ma solo la presentazione particolarmente emozionante, in entrambi i casi, di una somma di possibilità.

Fra vari mezzi d'intervento più difficili, una cartografia rinnovata sembra prestarsi all'utilizzo immediato. La fabbricazione di carte psicogeografiche, oppure anche vari trucchi come l'equazione, con qualche sia pur minimo fondamento o completamente arbitraria, posta fra due rappresentazioni topografiche, possono contribuire a gettare su certi spostamenti una luce, non certo di gratuità, ma di perfetta isubordinazione alle sollecitazioni abituali. Le sollecitazioni di questa serie sono catalogate sotto il termine di turismo, droga popolare altrettanto ripugnante dello sport o dell'acquisto a credito.
Un amico, recentemente, mi diceva di aver da poco percorso la regione dello Hartz, in Germania, con l'aiuto di una mappa della città di Londra, di cui aveva seguito ciecamente le indicazioni. Questa specie di gioco è evidentemente solo un mediocre inizio rispetto a una costruzione completa dell'architettura e dell'urbanismo, costruzione il cui potere sarà un giorno dato a tutti. Nell'attesa, si possono distinguere vari stadi di realizzazioni parziali, meno malagevoli, a cominciare dal semplice spostamento degli elementi decorativi che siamo assuefatti a a trovare in posizioni previamente predisposte.
Così Marien, nel numero precedente di questa rivista, proponeva di ammucchiare alla rinfusa, quando le risorse mondiali avranno cessato di essere sprecate nelle irrazionali imprese che ci vengono imposte oggi, tutte le statue equestri di tutte le città di in una sola pianura desertica. Il che offrirebbe ai passanti - l'avvenire appartiene a loro - lo spettacolo di una carica sintetica di cavalleria, che potrebbe finanche venir dedicato a ricordare i più grandi massacratori della storia, da Tamerlano a Ridgway. Vediamo qui riemergere una delle principali esigenze di questa generazione: il valore educativo.
Di fatto, ci si può aspettare qualcosa solo dalla presa di coscienza - da parte di masse che agiscano - delle condizioni di vita che in ogni campo vengono loro imposte, e dei mezzi pratici di cambiarle.[...]


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