lunedì 31 ottobre 2011

PROGETTIAMO IL VESTITO DEL RAZZO

Cari Cosmonauti di Metropoliz

l'appuntamento per tutti è MERCOLEDI 2 NOVEMBRE ORE 12 AL METROPOLIZ
per un incontro con la squadra edilizia di boris, tarik, daniel, abderazan, lucio, andrea, maria etc ... che hanno terminato di costruire la base in tubi innocenti e con gli altri abitanti della fabbrica che da giorni aspettano questo momento
per un laboratorio di condivisione ludico-onirica sul vestito del razzo
ci sono già varie ipotesi materiche, tecnologiche, estetiche, filosofiche, politiche...
venite a dire la vostra, che è il momento giusto
oltre alle idee si possono anche portare oggetti da applicare sulla pelle
o mettere dentro la stiva, frasi da scrivere, campioni di materiali, foto, profumi...

insomma... il razzo non si sa se partirà mai...
ma il nuovo laboratorio relazionale di reciprocittà lunare parte mercoledì!
accorrete numerosi
baci
il signor Méliès

venerdì 30 settembre 2011

Transmission "Urban Spaces"

Bando TRANSMISSION “URBAN SPACES”


GIOVEDI 6 OTTOBRE 2011


TRANSMISSION un progetto che nasce dalla stretta collaborazione tra la Claypool's Family e i Vjit, con l'intento di organizzare serate dal concept urbano. Djset, live, visual art e installazioni in un'atmosfera underground rappresentano il contenuto dell'evento, con lo scopo di coinvolgere artisti emergenti.


Dj Set e Live Set Techno vengono accostati ad un ambiente in cui la percezione viene alterata da video proiezioni e mapping in real time.

Le esposizioni artistiche caratterizzano la serata trattando tematiche urban che sono suggerite al pubblico.

In particolare la serata del 6 Ottobre approfondirà il tema degli Urban Spaces, "non luoghi", spazi abbandonati della città, riscoperti e recuperati artisticamente.


"I nonluoghi sono incentrati solamente sul presente e sono altamente rappresentativi della nostra epoca, che è caratterizzata dalla precarietà assoluta (non solo nel campo lavorativo), dalla provvisorietà, dal transito e dal passaggio e da un individualismo solitario. Le persone transitano nei nonluoghi ma nessuno vi abita."

"Nonluoghi" - Marc Augè


Tutti gli artisti interessati a partecipare possono compilare il form di adesione e inviarlo a

transmission.roma@gmail.com


È prevista, compatibilmente con le risorse dell’organizzazione e le esigenze degli artisti, una quota per il rimborso spese sostenute nella realizzazione dell’opera presentata.


La direzione artistica di Transmission ringrazia e augura a tutti voi buon lavoro.


About you


Nome: ………………………………………………………………………………………………..

Cellulare: ……………………………………………………………………………………………..

e-mail: ………………………………………………………………………………………………..

Skype: ……………………………………………………………………………………………

Myspace: ………………………………………………………………………………………..

Website: ……………………………………………………………………………………………..

Facebook:…………………………………………………………………………………………..

Il tuo Urban Artwork

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Descrizione opera:

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Preventivo costi

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Allega un’immagine jpeg 300 dpi del bozzetto/progetto con relative dimensioni espresse in cm.


http://www.facebook.com/note.php?note_id=291833574176805



sabato 17 settembre 2011

aperte le iscrizioni del MASTER PIAC!


è con immenso piacere che vi comunico che
sono aperte le iscrizioni al
MASTER PIAC
PARTECIPAZIONE INTERCULTURA E ARTI CIVICHE
ecco la locandina
per maggiori info



martedì 23 agosto 2011



"full moon odyssey" mattress & "nocturne by moonlight" glow-in-the-dark pillow from i3lab


The large-scale 'full moon odyssey' floor-mattress (bed) by korean designer Lily Suh & Zoono of i3lab gives you a dream-like experience as if your are sleeping on the moon. Unlike other mattresses, this design breaks down the borders of dream and reality. It has been produced in collaboration with astrophotographer Chin Wei Loon who took the photos of the moon from Kuala Lumpur, Malaysia on january 29th, 2010 using a 6 inch telescope and DMK CCD camera. The final visual featured on the mattress is composed of 26 segments of lunar images.


'nocturne by moonlight' is a full-moon shaped cushion which glows in the dark like real moonlight. It features 65 individual frames of lunar mosaic images taken from Nantes in west France on february 23rd, 2005 by astrophotographer Norbert Rumiano. As it gets dark, the moon illuminates, projecting a soft, dim light.

lunedì 11 luglio 2011

le mie considerazioni sulla luna

· L’INDETERMINATO ( il corso, le camminate, il fine, il mezzo, la vita )

Come l’indeterminato agisce su di noi? Cosa determina in noi? Come possiamo creare qualcosa di concreto passando per metodologie/esperienze indeterminate?

- L’indeterminato non è altro che il vuoto davanti a noi, inteso non come nulla, ma come entità spazio temporale in cui è possibile agire e dunque creare/determinare senza seguire degli schemi prestabiliti. Chiaramente quando ci si trova in questo stato, si è colti da un senso di spaesatezza, di confusione che coincide con l’approccio alla libertà. Talvolta noi esseri umani preferiamo essere in una condizione compresa tra diversi limiti, perché essendo il limite un punto fisso, certo, è l’elemento col quale porsi in rapporto e dal quale inizia generalmente una fase creativa/progettuale.

- Il ruolo che ricopre ciò che è incerto/indeterminato è quello di richiedente di uno sforzo introspettivo ed espressivo da parte nostra, nei confronti dello spazio e del tempo attorno a noi.

- Questo corso ha avuto questo carattere fin dall’inizio, non c’era un fine specifico, ne mezzi d’indagine già stabiliti. Ognuno di noi ha dovuto interrogarsi sul cosa fare e come farlo. Gli unici limiti a nostra disposizione erano lo spazio urbano, le persone e l’ambiente naturale. Considerando che ogni cosa per noi ha inizio dove c’è l’uomo e che l’uomo a contatto con lo spazio naturale determina uno spazio urbano dal quale e nel quale si determinano le miriadi di cose fisiche, intellettuali e sensoriali che tutti conosciamo, consegue che il nostro campo d’azione fosse a 360 gradi.

- Ora io credo che sia impossibile stabilire un metodo per indagare tutte le dinamiche che ci circondano, ed è per questo che si presenta la necessità di operare nell’indeterminato, secondo logiche spontanee e talvolta casuali. In questo modo ognuno osserva, riflette ed agisce su qualcosa di diverso, che lo interessa personalmente e che fa si che la sua personalità si esprima, accrescendo di conseguenza la propria conoscenza di sé.

- Credo, che questo sia stato in qualche modo il fine di questo corso, risvegliare ed accrescere in noi quello spirito umano, curioso e indagatore e creativo che dirige i pensieri e le azioni nella nostra vita.

· IL GIOCO ( il ruolo del gioco nel : corso, approccio con lo spazio, con la gente, con noi stessi )

- A fronte di quanto detto sull’indeterminato, forse, esiste un metodo non strutturato che può svolgere un ruolo importante nell’indagine e nello sviluppo delle potenzialità dei luoghi e delle persone; il gioco. Il gioco si presenta come un’attività non utilitaristica, volta a ricercare il piacre. Riusciamo a giocare quando siamo mediamente disinibiti, spontanei e sicuri di noi stessi, o quantomeno quando non siamo concentrati sul nostro auto giudizio. In questo stato siamo più liberi, sia rispetto a noi stessi, che rispetto agli altri e qualsiasi dinamica d’interazione con persone o luoghi viene facilitata. Tenendo a mente che il fine del gioco è il raggiungimento di uno stato di piacere, inconsciamente le interazioni che stabiliamo s’instaurano per mezzo del piacere, dando origine a risultati di buona qualità. Se al contrario la nostra interazione con luoghi o persone passa attraverso metodi non volti al piacere ma ad altro, come il guadagno personale, lo sfruttamente, il danno o l’utilitarismo, i risultati che otterremo non potranno essere di buona qualità.

- Credo che quindi, se tenessimo a mente questi fattori e trovassimo il modo di metterli in pratica, ognuno a modo suo compatibilmente con se stessi, potremmo riuscire a creare rapporti e luoghi di qualità, con e per le persone.

· I SENSI E LO SPAZIO ( il cieco, le percezioni dei contesti )

- CECITA’

Sentire i posti prima di vederli

Vedere i posti solo dopo esserci stati

Riconoscere i posti in una foto per esserseli immaginati a seguito di un racconto

Immaginarsi i luoghi e viverseli così

Cambiamento di un luogo tramite l’immaginazione

Autodeterminazione del luogo

- Il cieco ha un rapporto con lo spazio del tutto diverso dagli altri. In qualche modo, privato di poter godere del senso della vista, amplifica tutti gli altri e gode di cose che restano meno visibili agli altri. Camminare da cieco ti fa ascoltare di più il tuo peso a terra, e ti aiuta a visualizzare quello che c’è sotto i piedi. Leggeri dislivelli lungo una strada vengono più facilmente percepiti da un cieco che da un vedente. Diciamo che la vista cattura una buona percentuale della nostra attenzione e abbassa la sensibilità degli altri sensi. Un cieco dovendosi basare sul tatto, l’udito e sul racconto in diretta degli altri, deve fare uno sforzo d’immaginazione per collocarsi in un contesto. Questa immagine generata sarà per il cieco la sua unica realtà, e lo spazio se pur differente sarà per lui quella più o meno precisa immagine. Che non sempre tenderà a peggiorare il luogo per mancanza d’informazioni, in primis visive, ma anzi, nell’immaginario potrà essere migliore del reale. È ovvio che per cambiare i luoghi, la soluzione non è di bendarci e reimmaginare tutto; ma acquisire la capacità del cieco di vedere le cose non per come sono, ma per come si sentono è un gran passo verso il riconoscere le possibilità che uno spazio offre. Imparare a percepire gli ambienti intorno a noi senza statici preconcetti ci aiuterà ad esplorarne le potenzialità e a poter creare una nuova configurazione.

- Come quando ci mettiamo al letto, in silenzio ad occhi chiusi e iniziamo ad ascoltare. Ci rendiamo subito conto del respiro e del rumore che fa, dei movimenti respiratori del busto e del percorso dell’aria dentro di noi; cosi come i battiti del cuore, che non si sentono solo nel petto. A volte lo anche lo stomaco si fa sentire e piano piano prendiamo coscienza del nostro corpo e in quel momento capiamo meglio come siamo fatti, come funzioniamo. Lo stesso in qualche modo deve valere per lo spazio. E siamo noi a contatto con lo spazio e lo spazio a contatto con noi, interdipendenti, in relazione costante. Forse per questo motivo, gli edifici, gli ambienti in cui ci troviamo hanno una così forte e importante influenza su di noi a livello emotivo. Perché siamo legati da qualcosa. E l’esterno circostante entra in risonanza con il nostro interno.

· IL REALE ( metropoliz, la strada, società, l’azione )

- Credo che, tutti i discorsi, le riflessioni, le astrazioni, le filosofie di pensiero e le esperienze pratiche siano molto importanti per una persona che voglia agire nel mondo. E credo anche, che sia importante mantenere un buon contatto con la realtà, per non sfociare nel nulla. Ricordiamo che utilizziamo l’indeterminato per agire sul concreto e che sia come architetti, che come persone, per tentare di migliorare la vita della gente. Abbiamo approcciato alle camminate notturne e alle persone in modo giocoso e curioso, e abbiamo anche avuto modo di notare la realtà di certi contesti e di riflettere con serietà su determinate situazioni. Lo stesso vale per metropoliz, che è uno spazio crudo, dove delle persone si sono costruite una possibilità per il futuro, o comunque una certezza per il presente, che per quanto disagiato e precario rappresenta la base da cui poter rivendicare il diritto ad una vita dignitosa. Metropoliz è una lezione che mette in risalto la valenza dell’azione creativa.

· SULLA LUNA PORTEREI

- Un quaderno ed una penna. Per registrare le impressioni e le riflessioni fatte nel nuovo ambiente, nonché per disegnare i paesaggi lunari e la terra vista a distanza. Scrivere il punto di vista da una condizione di distacco dalle cose terrene.

- Una bottiglia d’acqua. Perché rappresenta la fonte di vita primaria.

- 2 biglietti di ritorno per la terra. Secondo me andare sulla luna può essere importante ed utile per comprendere meglio certe dinamiche terrestri e per poter ragionare sulla progettazione di spazi e politiche basate sull’equità e la comunità. In qualche modo andare sulla luna rappresenta la possibilità di ragionare in un luogo libero e vergine, al fine di sviluppare soluzioni da riportare sulla terra. Tornare sulla terra significa tornare alla realtà, nel concreto, significa tener viva la determinazione a cambiare le cose e ricordarsi che non vogliamo semplicemente fuggire dalla realtà, ma trovare un modo per cambiarla. I biglietti sono 2 per indicare la necessità di condividere le esperienze fatte e le cose imparate con chi ha partecipato al viaggio.

Andando sulla luna, andremo verso gli astri e forse impareremo ancor meglio ad astrarre concetti dal reale. Tornando, con i piedi per terra, saremo in grado di metterli in pratica.

Verso Luna

Astraverso l’universo.

All’inverso

Verso Terra, l’astrazione

Si fa azione

giovedì 7 luglio 2011

Vagabondi nello spazio (urbano, o forse lunare?)


Perdersi senza paura di non ritrovare la strada.

Il vagabondo urbano non segue il percorso della moltitudine, bensì la sua strada viene costruita passo dopo passo, il suo cammino diventa un labirinto che lo spinge a cambiare direzione ogni volta che qualcosa lo attira, si lascia guidare dal fascino del colore di una facciata o dei profumi di un mercato, delle voci di un parco o di una scuola piuttosto che dalla bellezza di un giardino in fiore tra le maglie intricate di una confusa metropoli.

Il vagabondo urbano vede l’invisibile, attribuisce a luoghi, apparentemente asettici per i più, un significato diverso; ri-creando in questo modo spazi di ritrovo, di confronto, di relazione.





mercoledì 6 luglio 2011



...questo non vuole e non deve essere un post personale, è un regalo che faccio a tutti, per le esperienze vissute insieme, passo dopo passo. Ogni foto è liberamente scaricabile, sono ricordi, dettagli che forse, spero, molti di voi non hanno notato perchè presi dal proprio viaggio. Stupitevi di voi stessi...

moon_film


Sam Bell da tre anni lavora presso la base lunare Sarang, adibita all'estrazione dell'Elio-3, che potrebbe salvare la Terra da una grossa crisi energetica. In questi tre anni Sam ha vissuto nella base con l'unica compagnia di un robot di nome GERTY, isolato dalle comunicazioni in diretta con la Terra a causa di un guasto, sognando di riabbracciare al più presto la moglie e la figlioletta da poco nata. A due settimane dalla fine del suo contratto inizia ad avere allucinazioni e a soffrire di forti mal di testa, la perdita di lucidità lo porta a compiere un fatale errore che causa un incidente nel quale rimane ferito. Apparentemente si sveglia nell'infermeria della base, con una lieve amnesia. Questo "Sam" si accorge però in poco tempo che vi è qualcosa di strano, si accorge che GERTY sta comunicando in diretta con la sede della compagnia di estrazione e gli impedisce di uscire dalla base. Tramite un trucco (finge un danno allo scudo della stazione) riesce ad uscire e si dirige verso l'estrattore con cui ha avuto un incidente: qui trova un altro se stesso (quello con cui si era aperto il film) ferito. Il primo Sam, risvegliato, inizia un viaggio verso la consapevolezza che la vita vissuta fino ad ora non gli appartiene, cercando di capire se la persona identica a lui sia reale o frutto della sua immaginazione.

I due Sam, in balia del loro stato mentale poco lucido (il primo per l'età avanzata del clone, che è in grado di vivere solo tre anni) e della situazione ambigua, scoprono con l'avanzare del film che entrambi sono dei cloni e che la società ne ha già pronti tanti altri (loro erano il 5° e il 6°). I ricordi della loro vita precedente, come quelli della moglie e della figlia non appartengono a loro, ma sono ricordi innestati nella loro mente appartenenti al Sam Bell originale.

Scopriranno anche che le comunicazioni in diretta sono impedite grazie a delle antenne che emettono un forte disturbo. Il primo Sam, uscendo dal raggio dei disturbatori, chiama casa sua, sulla terra e scopre che la moglie è morta e che la figlia ha 15 anni; mentre riaggancia sente la voce del Sam Bell originale che è a casa. Nel frattempo le condizioni di salute del primo Sam continuano a peggiorare, e si scopre che i cloni precedenti venivano inceneriti al termine dei tre anni del contratto. La compagnia, ignara che entrambi i Sam convivono, manda sulla Luna una spedizione di soccorsi, in realtà incaricata di riparare l'estrattore e far sparire quello che loro pensano essere il corpo del Sam morto nell'incidente.

I due Sam elaborano un piano: risvegliano un terzo clone (che non viene avvertito della situazione) e, su suggerimento di GERTY, riavviano il suo sistema operativo per cancellare dalla sua memoria le registrazioni dei giorni precedenti; inizialmente il piano prevede l'uccisione del terzo clone e di farlo trovare al posto del corpo nel mezzo incidentato, mentre il Sam iniziale tornerebbe sulla terra grazie alla navetta necessaria al trasporto dell'Elio-3. Le condizioni di questo Sam, con ormai ben poco da vivere, non lo permettono, per cui egli viene riportato nel mezzo incidentato; da qui osserva la navetta lasciare la luna per la terra con a bordo il secondo Sam, il quale ha però riprogrammato gli estrattori perché distruggano i disturbatori delle comunicazioni. La squadra di soccorso entra nella base mentre il terzo clone si sta svegliando, ignaro.

Il film termina con l'audio di notiziari in varie lingue, grazie al quale si comprende che l'operato della compagnia è stato reso noto dal Sam giunto sulla Terra.

Giochi con la Luna













martedì 5 luglio 2011

Dieci lingue morte e indecifrabili



Che contengano segreti spirituali o semplici calcoli della vita di tutti i giorni, i testi antichi che gli studiosi contemporanei non sembrano in grado di decifrare potrebbero essere la chiave per comprendere civiltà che sono da tempo scomparse. Molte di queste dieci lingue morte forse non saranno mai capite, eppure esse rimarranno come testimonianze criptiche della complessità non solo del mondo in cui viviamo ma anche nella nostra storia.

.il resto su questo sito

un labirinto per il futuro

Non vi sono più spazi liberi. Il mondo rischia di essere intasato, e se vogliamo esprimere domande nuove e aprire all'avvenire, occorre procedere a una "demolizione sistematica dell'edificato annullato". Siamo circondati da immagini di un mondo futuro che sarà "immondezzaio di costruzioni obsolete di rifiuti di cemento". La libertà di esprimere le proprie domande, in assenza di una cultura e un linguaggio comuni tra costruttori e committenti, si traduce nell'anarchia. Ma ad essa a sua volta risponde una regolazione che produce l'esito di inibire qualsiasi creazione, qualsiasi innovazione. In queste condizioni la partecipazione è solo inganno e simulazione. E quindi?
La ricerca di un cammino, come dell'immagine del labirinto, che testimoni della complessità particolare dell'atto del costruire è l'indicazione conclusiva della Choay (F. Choay, la regola e il modello).
Si tratterebbe di smontare l'idea imperialistica e sovrana, e di sviluppare invece un'idea di appropriazione corporea ed emozionale dello spazio: solo a queste condizioni i concetti di luogo, di paesaggio, di patrimonio storico potrebbero riacquistare un significato.
Ma quali forme e contenuti avrà questa idea di spazio? Seguendo la sua idea di labirinto, si tratterà di sentieri non rettilinei né semplici, forme di passaggio. Il labirinto: ma non più la linea a spirale che si dirige verso un centro, quanto linee spezzate che si intersecano. Alla ricerca di un passaggio. Ben sapendo che può anche non esserci nessun passaggio: come nell'annullamento di ogni passaggio tra confini, nell'indifferenza che la tecnica impone alla terra (allorché la sorveglia e la controlla dall'alto di un satellite).
Quindi non più ricerca della casa come abitazione, nessun aménagement, quanto piuttosto déménagement (Baudelaire), sradicamento: il nostro viaggiare, il passare oltre.

Liberamente tratto da: Paolo Perulli, Visioni di Città, Einaudi, Torino 2009

invito al vagare notturno

A tutto il villaggio pareva, non c'è dubbio,
che io andassi qua e là, senza meta.
Ma qui accanto al fiume si possono vedere al tramonto
i pipistrelli dalle morbide ali volare qua e là a zig zag
-è così che si procurano il cibo.
E se vi è mai accaduto di smarrirvi la notte,
nel cuore della foresta vicino a Miller's Ford,
seguendo ora questa ora quella via,
dovunque s'intravedesse brillare la Via Lattea,
alla ricerca del sentiero,
capirete che io cercavo la via con lo zelo più sincero,
e che tutto il mio errare ed errare fu solo ricerca.


dimenticata in valigia e ritrovata
dedicata agli amici increduli e malfidati

tratta da Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters (il vero titolo è "William Goode")

13 lugiio INSIDE KIBERIA

sabato 2 luglio 2011

facendo la valigia

Jack Kerouac - On the road (1959)

<< ora, ascolta, quel saxalto di ieri sera ce l’aveva, quella COSA… l’aveva trovata e non la mollava; non ho mai visto nessuno tenere una nota così a lungo. >> io volevo sapere cosa fosse la COSA. << ah, be’ >> Dean rise << ora mi chiedi l’im-pon-de-ra-bi-le… ehm! C’è quel tizio e ci sono tutti gli altri, giusto? Tocca a lui tirar fuori quello che hanno in mente tutti gli altri. Attacca col primo tema, poi organizza le idee, la gente, si, si, ma forza, vai avanti, e allora affronta il suo destino e deve suonare in modo adeguato. All’improvviso nel bel mezzo della ripetizione del tema gli viene… tutti alzano gli occhi e lui sa; lo ascoltano; e lui parte in quarta e tiene, riesce a tenere. Il tempo si ferma. Riempie lo spazio vuoto con la sostanza della vita, con le confessioni del suo basso ventre eccitato, con ricordi di idee, con ripetizioni di vecchie esibizioni. Deve suonare oltre i ponti e tornare indietro ed esplorare l’anima alla ricerca del motivo del momento, e con tanta intensità che tutti capiscano che non è il motivo che conta ma quella COSA… >> Dean non riuscì a continuare; sudava mentre parlava.

[…]

<< oh, ragazzi! Ragazzi! Ragazzi! >> gemette Dean. << e non è nemmeno l’inizio questo… e ora eccoci qua in viaggio verso est finalmente insieme, non l’abbiamo mai fatto insieme questo viaggio, Sal, pensaci, passeremo da Denver e scopriremo cosa stanno facendo tutti gli altri, non che ce ne importi molto, dato che noi sappiamo cos’è la COSA, e sentiamo il TEMPO e sappiamo che tutto va veramente BENE. >> poi sussurrò, prendendomi per la manica, sudando: << ora guarda per esempio questi qui davanti. Hanno le loro preoccupazioni, contano i chilometri, pensano a dove dormiranno stanotte, a quanto costerà la benzina, al tempo, a come ci arriveranno… e intanto ci stanno andando dove vogliono arrivare e ci arriveranno comunque. Ma hanno bisogno di preoccuparsi e di ingannare il tempo con assili falsi o altro, puramente ansiosi e lamentosi, e non si mettono l’anima in pace se non riescono ad agganciarsi a una preoccupazione stabilita e provata, e quando la trovano la loro faccia assume l’espressione adatta, di infelicità, cioè è chiaro, e intanto tutto passa loro accanto e lo sanno, questo, ed è un’altra cosa che li preoccupa incessantemente. Ascolta! Ascolta! “bene” >> attaccò, rifacendo il verso ai nostri compagni di viaggio, << “ora, non so… forse non dovremmo fermarci a far benzina in quella stazione. Ho letto di recente sul ‘National Petroffious Petroleum News’ che questo tipo di benzina è molto vischiosa, una vera schifezza, e qualcuno mi ha anche detto una volta che fa battere in testa il motore, e allora non so, be’, e poi non ho nemmeno molta voglia di fermarmi… ” capisci, Sal, capisci? >>. Mi dava feroci colpi nelle costole per farmi capire. Io cercavo di fare assolutamente del mio meglio.