lunedì 31 ottobre 2011
PROGETTIAMO IL VESTITO DEL RAZZO
l'appuntamento per tutti è MERCOLEDI 2 NOVEMBRE ORE 12 AL METROPOLIZ
per un incontro con la squadra edilizia di boris, tarik, daniel, abderazan, lucio, andrea, maria etc ... che hanno terminato di costruire la base in tubi innocenti e con gli altri abitanti della fabbrica che da giorni aspettano questo momento
per un laboratorio di condivisione ludico-onirica sul vestito del razzo
ci sono già varie ipotesi materiche, tecnologiche, estetiche, filosofiche, politiche...
venite a dire la vostra, che è il momento giusto
oltre alle idee si possono anche portare oggetti da applicare sulla pelle
o mettere dentro la stiva, frasi da scrivere, campioni di materiali, foto, profumi...
insomma... il razzo non si sa se partirà mai...
ma il nuovo laboratorio relazionale di reciprocittà lunare parte mercoledì!
accorrete numerosi
baci
il signor Méliès
venerdì 30 settembre 2011
Transmission "Urban Spaces"
GIOVEDI 6 OTTOBRE 2011
TRANSMISSION un progetto che nasce dalla stretta collaborazione tra la Claypool's Family e i Vjit, con l'intento di organizzare serate dal concept urbano. Djset, live, visual art e installazioni in un'atmosfera underground rappresentano il contenuto dell'evento, con lo scopo di coinvolgere artisti emergenti.
Dj Set e Live Set Techno vengono accostati ad un ambiente in cui la percezione viene alterata da video proiezioni e mapping in real time.
Le esposizioni artistiche caratterizzano la serata trattando tematiche urban che sono suggerite al pubblico.
In particolare la serata del 6 Ottobre approfondirà il tema degli Urban Spaces, "non luoghi", spazi abbandonati della città, riscoperti e recuperati artisticamente.
"I nonluoghi sono incentrati solamente sul presente e sono altamente rappresentativi della nostra epoca, che è caratterizzata dalla precarietà assoluta (non solo nel campo lavorativo), dalla provvisorietà, dal transito e dal passaggio e da un individualismo solitario. Le persone transitano nei nonluoghi ma nessuno vi abita."
"Nonluoghi" - Marc Augè
Tutti gli artisti interessati a partecipare possono compilare il form di adesione e inviarlo a
transmission.roma@gmail.com
È prevista, compatibilmente con le risorse dell’organizzazione e le esigenze degli artisti, una quota per il rimborso spese sostenute nella realizzazione dell’opera presentata.
La direzione artistica di Transmission ringrazia e augura a tutti voi buon lavoro.
About you
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Il tuo Urban Artwork
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Descrizione opera:
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Preventivo costi
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Allega un’immagine jpeg 300 dpi del bozzetto/progetto con relative dimensioni espresse in cm.
sabato 17 settembre 2011
aperte le iscrizioni del MASTER PIAC!
domenica 28 agosto 2011
martedì 23 agosto 2011
'nocturne by moonlight' is a full-moon shaped cushion which glows in the dark like real moonlight. It features 65 individual frames of lunar mosaic images taken from Nantes in west France on february 23rd, 2005 by astrophotographer Norbert Rumiano. As it gets dark, the moon illuminates, projecting a soft, dim light.
mercoledì 3 agosto 2011
lunedì 25 luglio 2011
martedì 12 luglio 2011
Problema d'equilibrio
lunedì 11 luglio 2011
le mie considerazioni sulla luna
· L’INDETERMINATO ( il corso, le camminate, il fine, il mezzo, la vita )
Come l’indeterminato agisce su di noi? Cosa determina in noi? Come possiamo creare qualcosa di concreto passando per metodologie/esperienze indeterminate?
- L’indeterminato non è altro che il vuoto davanti a noi, inteso non come nulla, ma come entità spazio temporale in cui è possibile agire e dunque creare/determinare senza seguire degli schemi prestabiliti. Chiaramente quando ci si trova in questo stato, si è colti da un senso di spaesatezza, di confusione che coincide con l’approccio alla libertà. Talvolta noi esseri umani preferiamo essere in una condizione compresa tra diversi limiti, perché essendo il limite un punto fisso, certo, è l’elemento col quale porsi in rapporto e dal quale inizia generalmente una fase creativa/progettuale.
- Il ruolo che ricopre ciò che è incerto/indeterminato è quello di richiedente di uno sforzo introspettivo ed espressivo da parte nostra, nei confronti dello spazio e del tempo attorno a noi.
- Questo corso ha avuto questo carattere fin dall’inizio, non c’era un fine specifico, ne mezzi d’indagine già stabiliti. Ognuno di noi ha dovuto interrogarsi sul cosa fare e come farlo. Gli unici limiti a nostra disposizione erano lo spazio urbano, le persone e l’ambiente naturale. Considerando che ogni cosa per noi ha inizio dove c’è l’uomo e che l’uomo a contatto con lo spazio naturale determina uno spazio urbano dal quale e nel quale si determinano le miriadi di cose fisiche, intellettuali e sensoriali che tutti conosciamo, consegue che il nostro campo d’azione fosse a 360 gradi.
- Ora io credo che sia impossibile stabilire un metodo per indagare tutte le dinamiche che ci circondano, ed è per questo che si presenta la necessità di operare nell’indeterminato, secondo logiche spontanee e talvolta casuali. In questo modo ognuno osserva, riflette ed agisce su qualcosa di diverso, che lo interessa personalmente e che fa si che la sua personalità si esprima, accrescendo di conseguenza la propria conoscenza di sé.
- Credo, che questo sia stato in qualche modo il fine di questo corso, risvegliare ed accrescere in noi quello spirito umano, curioso e indagatore e creativo che dirige i pensieri e le azioni nella nostra vita.
· IL GIOCO ( il ruolo del gioco nel : corso, approccio con lo spazio, con la gente, con noi stessi )
- A fronte di quanto detto sull’indeterminato, forse, esiste un metodo non strutturato che può svolgere un ruolo importante nell’indagine e nello sviluppo delle potenzialità dei luoghi e delle persone; il gioco. Il gioco si presenta come un’attività non utilitaristica, volta a ricercare il piacre. Riusciamo a giocare quando siamo mediamente disinibiti, spontanei e sicuri di noi stessi, o quantomeno quando non siamo concentrati sul nostro auto giudizio. In questo stato siamo più liberi, sia rispetto a noi stessi, che rispetto agli altri e qualsiasi dinamica d’interazione con persone o luoghi viene facilitata. Tenendo a mente che il fine del gioco è il raggiungimento di uno stato di piacere, inconsciamente le interazioni che stabiliamo s’instaurano per mezzo del piacere, dando origine a risultati di buona qualità. Se al contrario la nostra interazione con luoghi o persone passa attraverso metodi non volti al piacere ma ad altro, come il guadagno personale, lo sfruttamente, il danno o l’utilitarismo, i risultati che otterremo non potranno essere di buona qualità.
- Credo che quindi, se tenessimo a mente questi fattori e trovassimo il modo di metterli in pratica, ognuno a modo suo compatibilmente con se stessi, potremmo riuscire a creare rapporti e luoghi di qualità, con e per le persone.
· I SENSI E LO SPAZIO ( il cieco, le percezioni dei contesti )
- CECITA’
Sentire i posti prima di vederli
Vedere i posti solo dopo esserci stati
Riconoscere i posti in una foto per esserseli immaginati a seguito di un racconto
Immaginarsi i luoghi e viverseli così
Cambiamento di un luogo tramite l’immaginazione
Autodeterminazione del luogo
- Il cieco ha un rapporto con lo spazio del tutto diverso dagli altri. In qualche modo, privato di poter godere del senso della vista, amplifica tutti gli altri e gode di cose che restano meno visibili agli altri. Camminare da cieco ti fa ascoltare di più il tuo peso a terra, e ti aiuta a visualizzare quello che c’è sotto i piedi. Leggeri dislivelli lungo una strada vengono più facilmente percepiti da un cieco che da un vedente. Diciamo che la vista cattura una buona percentuale della nostra attenzione e abbassa la sensibilità degli altri sensi. Un cieco dovendosi basare sul tatto, l’udito e sul racconto in diretta degli altri, deve fare uno sforzo d’immaginazione per collocarsi in un contesto. Questa immagine generata sarà per il cieco la sua unica realtà, e lo spazio se pur differente sarà per lui quella più o meno precisa immagine. Che non sempre tenderà a peggiorare il luogo per mancanza d’informazioni, in primis visive, ma anzi, nell’immaginario potrà essere migliore del reale. È ovvio che per cambiare i luoghi, la soluzione non è di bendarci e reimmaginare tutto; ma acquisire la capacità del cieco di vedere le cose non per come sono, ma per come si sentono è un gran passo verso il riconoscere le possibilità che uno spazio offre. Imparare a percepire gli ambienti intorno a noi senza statici preconcetti ci aiuterà ad esplorarne le potenzialità e a poter creare una nuova configurazione.
- Come quando ci mettiamo al letto, in silenzio ad occhi chiusi e iniziamo ad ascoltare. Ci rendiamo subito conto del respiro e del rumore che fa, dei movimenti respiratori del busto e del percorso dell’aria dentro di noi; cosi come i battiti del cuore, che non si sentono solo nel petto. A volte lo anche lo stomaco si fa sentire e piano piano prendiamo coscienza del nostro corpo e in quel momento capiamo meglio come siamo fatti, come funzioniamo. Lo stesso in qualche modo deve valere per lo spazio. E siamo noi a contatto con lo spazio e lo spazio a contatto con noi, interdipendenti, in relazione costante. Forse per questo motivo, gli edifici, gli ambienti in cui ci troviamo hanno una così forte e importante influenza su di noi a livello emotivo. Perché siamo legati da qualcosa. E l’esterno circostante entra in risonanza con il nostro interno.
· IL REALE ( metropoliz, la strada, società, l’azione )
- Credo che, tutti i discorsi, le riflessioni, le astrazioni, le filosofie di pensiero e le esperienze pratiche siano molto importanti per una persona che voglia agire nel mondo. E credo anche, che sia importante mantenere un buon contatto con la realtà, per non sfociare nel nulla. Ricordiamo che utilizziamo l’indeterminato per agire sul concreto e che sia come architetti, che come persone, per tentare di migliorare la vita della gente. Abbiamo approcciato alle camminate notturne e alle persone in modo giocoso e curioso, e abbiamo anche avuto modo di notare la realtà di certi contesti e di riflettere con serietà su determinate situazioni. Lo stesso vale per metropoliz, che è uno spazio crudo, dove delle persone si sono costruite una possibilità per il futuro, o comunque una certezza per il presente, che per quanto disagiato e precario rappresenta la base da cui poter rivendicare il diritto ad una vita dignitosa. Metropoliz è una lezione che mette in risalto la valenza dell’azione creativa.
· SULLA LUNA PORTEREI
- Un quaderno ed una penna. Per registrare le impressioni e le riflessioni fatte nel nuovo ambiente, nonché per disegnare i paesaggi lunari e la terra vista a distanza. Scrivere il punto di vista da una condizione di distacco dalle cose terrene.
- Una bottiglia d’acqua. Perché rappresenta la fonte di vita primaria.
- 2 biglietti di ritorno per la terra. Secondo me andare sulla luna può essere importante ed utile per comprendere meglio certe dinamiche terrestri e per poter ragionare sulla progettazione di spazi e politiche basate sull’equità e la comunità. In qualche modo andare sulla luna rappresenta la possibilità di ragionare in un luogo libero e vergine, al fine di sviluppare soluzioni da riportare sulla terra. Tornare sulla terra significa tornare alla realtà, nel concreto, significa tener viva la determinazione a cambiare le cose e ricordarsi che non vogliamo semplicemente fuggire dalla realtà, ma trovare un modo per cambiarla. I biglietti sono 2 per indicare la necessità di condividere le esperienze fatte e le cose imparate con chi ha partecipato al viaggio.
Andando sulla luna, andremo verso gli astri e forse impareremo ancor meglio ad astrarre concetti dal reale. Tornando, con i piedi per terra, saremo in grado di metterli in pratica.
Verso Luna
Astraverso l’universo.
All’inverso
Verso Terra, l’astrazione
Si fa azione
sabato 9 luglio 2011
giovedì 7 luglio 2011
Vagabondi nello spazio (urbano, o forse lunare?)
Perdersi senza paura di non ritrovare la strada.
Il vagabondo urbano non segue il percorso della moltitudine, bensì la sua strada viene costruita passo dopo passo, il suo cammino diventa un labirinto che lo spinge a cambiare direzione ogni volta che qualcosa lo attira, si lascia guidare dal fascino del colore di una facciata o dei profumi di un mercato, delle voci di un parco o di una scuola piuttosto che dalla bellezza di un giardino in fiore tra le maglie intricate di una confusa metropoli.
Il vagabondo urbano vede l’invisibile, attribuisce a luoghi, apparentemente asettici per i più, un significato diverso; ri-creando in questo modo spazi di ritrovo, di confronto, di relazione.
mercoledì 6 luglio 2011
moon_film
Sam Bell da tre anni lavora presso la base lunare Sarang, adibita all'estrazione dell'Elio-3, che potrebbe salvare la Terra da una grossa crisi energetica. In questi tre anni Sam ha vissuto nella base con l'unica compagnia di un robot di nome GERTY, isolato dalle comunicazioni in diretta con la Terra a causa di un guasto, sognando di riabbracciare al più presto la moglie e la figlioletta da poco nata. A due settimane dalla fine del suo contratto inizia ad avere allucinazioni e a soffrire di forti mal di testa, la perdita di lucidità lo porta a compiere un fatale errore che causa un incidente nel quale rimane ferito. Apparentemente si sveglia nell'infermeria della base, con una lieve amnesia. Questo "Sam" si accorge però in poco tempo che vi è qualcosa di strano, si accorge che GERTY sta comunicando in diretta con la sede della compagnia di estrazione e gli impedisce di uscire dalla base. Tramite un trucco (finge un danno allo scudo della stazione) riesce ad uscire e si dirige verso l'estrattore con cui ha avuto un incidente: qui trova un altro se stesso (quello con cui si era aperto il film) ferito. Il primo Sam, risvegliato, inizia un viaggio verso la consapevolezza che la vita vissuta fino ad ora non gli appartiene, cercando di capire se la persona identica a lui sia reale o frutto della sua immaginazione.
I due Sam, in balia del loro stato mentale poco lucido (il primo per l'età avanzata del clone, che è in grado di vivere solo tre anni) e della situazione ambigua, scoprono con l'avanzare del film che entrambi sono dei cloni e che la società ne ha già pronti tanti altri (loro erano il 5° e il 6°). I ricordi della loro vita precedente, come quelli della moglie e della figlia non appartengono a loro, ma sono ricordi innestati nella loro mente appartenenti al Sam Bell originale.
Scopriranno anche che le comunicazioni in diretta sono impedite grazie a delle antenne che emettono un forte disturbo. Il primo Sam, uscendo dal raggio dei disturbatori, chiama casa sua, sulla terra e scopre che la moglie è morta e che la figlia ha 15 anni; mentre riaggancia sente la voce del Sam Bell originale che è a casa. Nel frattempo le condizioni di salute del primo Sam continuano a peggiorare, e si scopre che i cloni precedenti venivano inceneriti al termine dei tre anni del contratto. La compagnia, ignara che entrambi i Sam convivono, manda sulla Luna una spedizione di soccorsi, in realtà incaricata di riparare l'estrattore e far sparire quello che loro pensano essere il corpo del Sam morto nell'incidente.
I due Sam elaborano un piano: risvegliano un terzo clone (che non viene avvertito della situazione) e, su suggerimento di GERTY, riavviano il suo sistema operativo per cancellare dalla sua memoria le registrazioni dei giorni precedenti; inizialmente il piano prevede l'uccisione del terzo clone e di farlo trovare al posto del corpo nel mezzo incidentato, mentre il Sam iniziale tornerebbe sulla terra grazie alla navetta necessaria al trasporto dell'Elio-3. Le condizioni di questo Sam, con ormai ben poco da vivere, non lo permettono, per cui egli viene riportato nel mezzo incidentato; da qui osserva la navetta lasciare la luna per la terra con a bordo il secondo Sam, il quale ha però riprogrammato gli estrattori perché distruggano i disturbatori delle comunicazioni. La squadra di soccorso entra nella base mentre il terzo clone si sta svegliando, ignaro.
Il film termina con l'audio di notiziari in varie lingue, grazie al quale si comprende che l'operato della compagnia è stato reso noto dal Sam giunto sulla Terra.
Giochi con la Luna
martedì 5 luglio 2011
Dieci lingue morte e indecifrabili
Che contengano segreti spirituali o semplici calcoli della vita di tutti i giorni, i testi antichi che gli studiosi contemporanei non sembrano in grado di decifrare potrebbero essere la chiave per comprendere civiltà che sono da tempo scomparse. Molte di queste dieci lingue morte forse non saranno mai capite, eppure esse rimarranno come testimonianze criptiche della complessità non solo del mondo in cui viviamo ma anche nella nostra storia.
.il resto su questo sito
un labirinto per il futuro
invito al vagare notturno
lunedì 4 luglio 2011
Luna incostante - La Luna al perigeo e all'apogeo
domenica 3 luglio 2011
sabato 2 luglio 2011
Jack Kerouac - On the road (1959)
[…]
<< oh, ragazzi! Ragazzi! Ragazzi! >> gemette Dean. << e non è nemmeno l’inizio questo… e ora eccoci qua in viaggio verso est finalmente insieme, non l’abbiamo mai fatto insieme questo viaggio, Sal, pensaci, passeremo da Denver e scopriremo cosa stanno facendo tutti gli altri, non che ce ne importi molto, dato che noi sappiamo cos’è la COSA, e sentiamo il TEMPO e sappiamo che tutto va veramente BENE. >> poi sussurrò, prendendomi per la manica, sudando: << ora guarda per esempio questi qui davanti. Hanno le loro preoccupazioni, contano i chilometri, pensano a dove dormiranno stanotte, a quanto costerà la benzina, al tempo, a come ci arriveranno… e intanto ci stanno andando dove vogliono arrivare e ci arriveranno comunque. Ma hanno bisogno di preoccuparsi e di ingannare il tempo con assili falsi o altro, puramente ansiosi e lamentosi, e non si mettono l’anima in pace se non riescono ad agganciarsi a una preoccupazione stabilita e provata, e quando la trovano la loro faccia assume l’espressione adatta, di infelicità, cioè è chiaro, e intanto tutto passa loro accanto e lo sanno, questo, ed è un’altra cosa che li preoccupa incessantemente. Ascolta! Ascolta! “bene” >> attaccò, rifacendo il verso ai nostri compagni di viaggio, << “ora, non so… forse non dovremmo fermarci a far benzina in quella stazione. Ho letto di recente sul ‘National Petroffious Petroleum News’ che questo tipo di benzina è molto vischiosa, una vera schifezza, e qualcuno mi ha anche detto una volta che fa battere in testa il motore, e allora non so, be’, e poi non ho nemmeno molta voglia di fermarmi… ” capisci, Sal, capisci? >>. Mi dava feroci colpi nelle costole per farmi capire. Io cercavo di fare assolutamente del mio meglio.
giovedì 30 giugno 2011
buonanotte? buongiorno!
Tagli nel cemento
lunedì 27 giugno 2011
LUNA DE FEZ
sabato 25 giugno 2011
Laika, the astrodog..
Laika è anche il titolo di un canzone degli Arcade Fire intitolata Neighborhood #2 (Laika), e inclusa nell'album Funeral uscito nel 2004.
Nel 2008 esce Laika (ed. Magic Press), un romanzo grafico dell'inglese Nick Abdadzis e nel 2010 Roberto Tardito dedica a Laika un brano del suo album Se fossi Dylan.
venerdì 24 giugno 2011
e... per non smettere di fare cose belle insieme...
Pulcinella sulla luna....!
La notizia della luna abitata da strane creature alate si era sparsa raggiungendo anche l'Italia e una versione della storia raccontata dal New York Sun fu pubblicata a Napoli nel 1836. Perfino Pulcinella viene scomodato per occuparsi della faccenda, immaginando un suo viaggio sulla Luna per accertarsi della veridicità della storia:
"S’io no lo bbevo/ s’io non lo ttocco/ io no lo credo/ non mme lo mmocco!"
Stampe napoletane del 1836 ci illustrano come Pulcinella pensa di raggiungere la Luna.
Si prendono due robuste catene e si attaccano da una parte al Molo Beverello di Napoli e dall'altra alla Luna. Basta poi una barca a vela, con delle ruote dentate che si infilano come ingranaggi negli anelli delle catene e se manca il vento c'è sempre un soffietto!!!
E' interessante notare che in alto nella stampa viene illustrato il telescopio di Herschel che guarda verso la Luna, inquadrando una città lunare nella quale gli abitanti alati costruiscono a loro volta un grandioso telescopio con cui osservare a loro volta la Terra!
Un'altra stampa illustra il ritorno sulla Terra di Pulcinella, che scende brindando al successo dalla sua barca a vela, le cui catene sono già arrotolate:
"Mirabbilia aggio visto e aggio toccato /Ercel le scoperte toje frietelle /io cchiù sfunno de te songo arrivato /e aggio visto cose strane e belle/’n faccia a sta vela videle pittate ".
E infatti notiamo che sulla vela sono rappresentati gli straordinari animali che popolano quel mondo lontano.
Gli abitanti della luna hanno le ali
Nell'estate del 1835 si consumò uno degli scherzi giornalistici più feroci che si ricordino. Richard Adams Locke, nipote del grande filosofo e redattore del New York Sun, si chiedeva come attirare l'attenzione di un pubblico piuttosto distratto nei confronti delle grandi scoperte di astronomia che si erano registrati in quegli anni.
Decise allora di pubblicare una serie di articoli nei quali riportava le ultime scoperte di John Hershell, figlio di William Hershell, lo scopritore di Urano.
L'ignaro astronomo si trovava a cape Town, in Sud Africa, dove aveva fatto costruire un nuovo telescopio per studiare il cielo Australe. Il giornalista esagerò in modo del tutto inverosimile la potenza del nuovo telescopio, descrivendolo come un oggetto quasi miracoloso in grado di svelare dettagli estremamente piccoli. E mai visti prima.
Si vedevano cascate, laghi, canyon e, udite-udite, gli abitanti della Luna: antropomorfi, nudi e... alati, vista la bassa gravità del satellite.
I resoconti delle incredibili scoperte di Hershell andarono avanti regolarmente per settimane, durante le quali il Sun divenne il quotidiano più letto del mondo. A quel tempo le notizie viaggiavano a bordo delle navi, e potevano volerci settimane o mesi prima che una notizia giungesse dall'America al Sud Africa. Così lo stillicidio potè durare un bel po'.
La bufala ebbe risonanza mondiale, ma non tutti ci cascarono. A Napoli, che in fatto di bufale non poteva tollerare di essere seconda a nessuno, fu elaborata una risposta nientemeno che da Pulcinella in persona.
La solitudine della luna
Per tutta la notte,
I grilli invocarono:
“O Luna! Grande Luna…”
Per tutta la notte,
I rami con quelle braccia protese,
I cui sensuali sospiri
Si levavano verso l’alto,
La brezza della sottomissione
Ai comandi di dei sconosciuti e misteriosi,
Migliaia di respiri segreti nella vita recondita della terra,
La lucciola in quel volo circolare e luminoso,
Il ticchettio sul tetto di legno,
Leila dietro il velo,
E le rane nello stagno
Tutti insieme, tutti insieme ininterrottamente
Fino all’alba invocarono:
“O Luna! Grande Luna…”
Per tutta la notte,
Brillò la Luna sulla terrazza.
La Luna
Era il solitario cuore della sua notte.
Lacrime risplendenti d’oro stava piangendo.
Forugh Farrokhzad, poetessa iraniana
La luna secondo Jakob Lorber, mistico sloveno
La Luna e' un mondo desolato e triste. Le sue due facce hanno una composizione diversa: quella rivolta alla Terra ha una massa spugnosa, le cui zone piu' compatte emergono come montagne mentre le piu' molli si sprofondano a formare nicchie e imbuti; l'altra parte invece si presenta come una zona terrestre ben compatta, dove l'acqua e' simile (come densita') all'aria della Terra, mentre l'aria e' simile all'etere tra Sole e Terra.
Sulla parte rivolta verso la Terra non c'e' aria, ne' acqua, ma sul fondo dei crateri piu' profondi c'e' dell'aria atmosferica che, se vista con potenti telescopi, sembrerebbe acqua.
Nella parte opposta, invece, c'e' la vita: essere umani, animali domestici, acquatici, piccoli uccelli e insetti, piante, acqua e nubi. Lo scopo "materiale" di questo satellite e' principalmente quello di assorbire e distribuire il magnetismo della Terra, mentre lo scopo "spirituale" e' di accogliere i fanatici delle cose mondane, provenienti dalla Terra, e renderli maturi per la Grazia divina.
La Luna, dunque, e' un vero e proprio "istituto di correzione spirituale".
La luce lunare ha la proprieta' - solo su alcune persone - di influire sui nervi vitali, in modo che l'anima, attraverso la sua facolta' visiva, puo' percepire le cose piu' occulte. Queste persone sono particolarmente influenzabili quando dormono e sognano, per il fatto che la loro anima e' di origine lunare.
Soprattutto nel plenilunio, i sonnambuli si sentono fortemente attratti verso il luogo da dove sono pervenuti e in cui vissero prima di essere incarnati sulla Terra. Solitamente sono di animo molto buono e mansueto, e proprio percio' il loro corpo viene piu' facilmente posseduto da parte di una o piu' anime maligne che sulla Terra avevano vissuto con grande inclinazione alla sensualita' e all'egoismo. Per tale motivo essi vengono incitati a grande umilta' e a trovare poco piacere nella vita, poiche', a causa della possessione, diventano molto caparbi, sensuali, inclini alla prepotenza e al litigio, chiusi in se stessi e maliziosi, anche se non sono mai completamente cattivi. Possono venire guariti attraverso la preghiera, il digiuno e l'imposizione delle mani nel Nome del Signore.
Ci sono anche sonnambuli le cui anime provengono da altri mondi, come pure sonnambuli che, per varie cause, hanno il sangue che contiene maggiori quantita' di elementi metallici, e cio' determina - a causa del fatto che non e' la luce lunare ad influire direttamente ma e' la luce solare che respinge molto fluido magnetico dalla Luna alla Terra - una saturazione dei nervi, e allora l'anima si separa dal corpo e costoro tentano di salire sui tetti o sui campanili dove c'e' minor fluido magnetico che li opprime. Quando l'anima rientra poi nel corpo, essi non ricordano nulla.
Possono venire rapidamente guariti attraverso l'imposizione delle mani di un vero credente nel Signore e mediante dei bagni freddi.
Le anime dei defunti che sulla Terra amarono sopra ogni cosa e ad ogni costo tutto cio' che e' del mondo e che erano completamente privi di amore verso Dio e verso il prossimo, vengono confinate sulla faccia della Luna sempre rivolta al nostro Pianeta.
In questo modo, tali esseri spirituali, avvolti in una tenue, aeriforme veste materiale, possono ammirare da li' a sazieta' la loro bella Terra per alcune migliaia di anni e possono cosi' compiangere se stessi per non esserne piu' gli avidi ed avari abitanti. Essi percepiscono ancora le sensazioni materiali, come il freddo, il caldo ecc. e conservano il ricordo di aver vissuto agiatamente sulla Terra, possedendo beni e godendo di considerazione. Ora pero' si trovano soli e abbandonati a se stessi, soffrono la fame e la sete; questa triste condizione e' necessaria per disabituarli dalla loro eccessiva brama del mondo e pian piano si persuadono che tutti i tesori e beni terreni - che amavano cosi' tanto - altro non erano che cose illusorie e senza valore.
Una volta riconosciuto cio', inizia il loro perfezionamento.
Gli abitanti della Luna che si trovano sulla parte sempre rivolta al nostro Pianeta sono - come abbiamo ora detto - le anime dei fanatici materialisti vissuti sulla Terra.
Hanno una specie di corpo di una consistenza molto vaporosa da apparire quasi del tutto trasparente, sono piccoli di statura, di color grigio scuro e dall'aspetto triste(4).
Sulla parte opposta, invece, a causa del terribile freddo e dell'insopportabile calore, gli abitanti hanno dei corpi strutturati diversamente da quelli degli uomini terrestri. Hanno una vita fortemente interiore e meditativa, vivono in caverne sotterranee oppure in grotte e spelonche entro le montagne e si cibano di piante da radici, come ad esempio patate, rape, carote, che vengono seminate all'alba e si maturano alla fine del "giorno" o ciclo lunare di quattordici giorni. I seleniti sono alti poco piu' di 60 centimetri e assomigliano agli abitanti terrestri delle popolazioni nane delle regioni artiche.
Il maschio e' piu' robusto della femmina, quanto un uomo terrestre lo e' rispetto a un fanciullo decenne. Per tale ragione i maschi sono di una tenerezza estrema con le loro donne, e le portano a cavalcioni sulle spalle. La donna partorisce solo due volte in tutta la sua vita: una di giorno generando quattro maschi, e una di notte generando quattro femmine.
Tutti i seleniti sono dotati della seconda vista e vengono istruiti interiormente nella conoscenza di Dio. I loro corpi possono venire posseduti dagli spiriti degli uomini terrestri libidinosi, affinche' possano migliorare liberandosi dalla loro frenesia mondana.
Infatti, se per un selenita e' una gioia portare la propria donna sulle spalle per tutta la vita, per un libidinoso terrestre incarnato nel corpo del selenita diventa una nausea, e rimane talmente saziato della voluttuosa carne che non vuole mai piu' averne a che fare.
mercoledì 22 giugno 2011
Verso una società meticcia..
sabato 18 giugno 2011
Il viaggio sulla Luna di Luciano di Samosata
Verso il mezzodì, sparita l'isola, un improvviso turbine roteò la nave, e la sollevò quasi tremila stadi in alto, né più la depose sul mare: ma così sospesa in aria, un vento, che gonfiava tutte le vele, la portava. Sette giorni e altrettante notti corremmo per l'aria; nell'ottavo vedemmo una gran terra nell'aria, a forma di un'isola, lucente, sferica, e di grande splendore. Avvicinatici e approdati scendemmo: e riguardando il paese, lo troviamo abitato e coltivato. Di giorno non vedemmo niente di là; ma di notte ci apparvero altre isole vicine, quali più grandi, quali più piccole, del colore del fuoco, e un'altra terra giù, che aveva città, e fiumi, e mari, e selve, e monti: e pensammo fosse questa che noi abitiamo.
Avendo voluto addentrarci nel paese fummo scontrati e presi dagl'Ippogrifi, come colà si chiamano. Questi Ippogrifi sono uomini che vanno sopra grandi grifi, come su cavalli alati: i grifi sono grandi, e la più parte a tre teste: e se volete sapere quanto son grandi immaginate che hanno le penne più lunghe e più massicce d'un albero d'un galeone. Questi Ippogrifi dunque hanno ordine di andare scorrazzando intorno alla terra, e se incontrano forestieri, di menarli dal re: onde ci prendono e ci menano da lui.
Il quale vedendoci e giudicandone ai panni, disse: Ebbene, o forestieri, siete voi Greci? E rispondendo noi di sì: E come, ci dimandò, siete qui giunti, valicato tanto spazio d'aria? Noi gli contammo per filo ogni cosa; ed egli ci narrò ancora dei fatti suoi, come egli era uomo, a nome Endimione, e come una volta mentre dormiva fu rapito dalla nostra terra, e venne qui, e fu re del paese Questa, egli disse, è quella terra che voi vedete di laggiù e chiamate la Luna. State di buon animo, e non sospettate di nessun pericolo, ché non mancherete di tutte le cose necessarie. Se condurrò a buon fine la guerra che ora faccio agli abitanti del Sole, voi vivrete presso di me una vita felicissima.
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Noi lo stesso giorno siamo condotti nel Sole con le mani dietro il dorso legate da un filo di ragnatela. Pensarono non di espugnare la città, ma ritiratisi fecero un muro nell'aria frapposta, sicché i raggi del Sole non giungevano più alla Luna. Il muro era ben grosso e di nuvole: onde ne venne una totale ecclissi della luna, che fu tutta ricoperta di una fitta oscurità. Sforzato così Endimione mandò ambasciatori a pregare di togliere quel muro e non farli vivere così nelle tenebre; promise di pagare un tributo, di mandar aiuti e di non far più guerra; e per questo offrì anche ostaggi. Fetonte due volte tenne consiglio coi suoi: nel primo giorno non vollero udire accordi, tanto erano sdegnati; ma il giorno appresso fu deciso altrimenti, e fu fatta la pace con queste condizioni.
Questi sono i patti della pace " che fecero i Solani e gli alleati loro coi Lunari e i loro alleati: che a i Solani diroccheranno il muro, e non irromperanno più nella Luna; renderanno i prigionieri per le taglie che saranno convenute; che i Lunari lasceranno libere le altre stelle governarsi da sé, non porteranno le armi contro i Solani, ma li aiuteranno e combatteranno con loro se qualcuno li assalirà; ogni anno il re dei Lunari pagherà un tributo al re dei Solani in diecimila anfore di rugiada, e però saranno dati diecimila ostaggi; la Colonia in Espero sarà mandata in comune, e potrà andarvi chiunque altro vorrà. Questi patti saranno scritti sopra una colonna d'elettro piantata nell'aria ai confini dei due regni. Li giurarono da parte dei Solani l'Infocato, l'Accalorato, l'Infiammato; e da parte dei Lunari il Notturno, il Mensuale, il Rilucente " .
Così fu fatta la pace, demolito il muro, e noi con altri prigionieri restituiti. Quando tornammo nella Luna ci vennero incontro ad abbracciarci con molte lacrime i compagni e lo stesso Endimione, il quale ci pregò di rimanere con lui, e di far parte della Colonia, promettendomi in moglie il figliuol suo, perché lì non ci sono donne. Ma io non mi lasciai persuadere, e lo pregai ci rimandasse giù nel mare. Come egli vide che era impossibile persuadermi, ci convitò per sette giorni, e poi ci rimandò.
Ma conterò una cosa più mirabile di questa. È quivi una specie di uomini detti Arborei, che nascono a questo modo. Tagliano il testicolo destro d'un uomo, e lo piantano in terra: ne nasce un albero grandissimo, carnoso, a forma d'un fallo, con rami e fronde, e per frutti ghiande della grossezza d'un cubito. Quando queste sono mature, le raccolgono e ne cavano gli uomini. Hanno i genitali posticci; alcuni di avorio, i poveri di legno, e con questi si mescolano e si sollazzano coi loro garzoni. Quando l'uomo invecchia non muore, ma come fumo vanisce nell'aria. Il cibo per tutti è lo stesso: accendono il fuoco, e su la brace arrostiscono ranocchi, dei quali hanno una gran quantità che volano per aria; e mentre cuoce l'arrosto, seduti in cerchio, come intorno a una mensa, leccano l'odoroso fumo e scialano. E questo è il cibo loro. Per bere poi spremono l'aria in un calice, e ne fanno uscire certo liquore come rugiada. Non orinano, né vanno di corpo, e non sono forati come noi, ma nella piegatura del ginocchio, sopra il polpaccio. È tenuto bello fra loro chi è calvo e senza chiome: i chiomati vi sono aborriti; per contrario nella Cometa i chiomati sono tenuti belli, come mi fu detto da alcuni che c'erano stati.
Hanno i peli un po' sopra il ginocchio, non hanno unghie ai piedi, ma un solo dito tutti. Sul codrione a ciascuno nasce un cavoletto, a guisa di coda, sempre fiorito, che, se anche uno cade supino, non si rompe. Quando si soffiano il naso cacciano un miele molto agro, e quando fanno qualche fatica o esercizio da tutto il corpo sudano latte, dal quale fanno formaggio con poche gocciole di miele. Dalle cipolle spremono un olio denso e fragrante, come unguento. Hanno molte viti che producono acqua; i grappoli hanno gli acini come grandini; e io penso che quando qualche vento scuote quelle viti, si spiccano quegli acini, e cade fra noi la grandine. La pancia loro è come un carniere, vi ripongono ogni cosa, l'aprono e chiudono a piacere, e non vi si vede né interiora né fegato, ma una cavità pelosa e vellosa, per modo che i bimbi quando hanno freddo vi si appiattano dentro. Le vesti i ricchi le fanno di vetro mollissimo, i poveri di rame tessuto; ché nel paese è molto rame, e lo lavorano, spruzzandovi acqua, come la lana. Che specie di occhi hanno, ho un po' di vergogna a dirlo, perché temo di esser tenuto bugiardo, ma pur lo dirò. Hanno gli occhi levatoi, e chi vuole se li cava e se li serba quando non ha bisogno vedere; poi li pone, e vede. Molti avendo perduti i loro se li fanno prestare per vedere, e i ricchi ne hanno le provviste. Le orecchie poi sono fronde di platano; quelli che sbocciano dalle ghiande le hanno di legno.
E un altra meraviglia vidi nella reggia. Un grandissimo specchio sta sopra un pozzo non molto profondo; chi scende nel pozzo ode tutte le parole che si dicono da noi sulla terra; e chi riguarda nello specchio vede tutte le città e i popoli, come se li avesse innanzi: e io ci vidi tutti i miei, e il mio paese: se essi videro me non saprei accertarlo. Chi non crede tutte queste cose, se mai monterà lassù, saprà come io dico il vero.