mercoledì 1 giugno 2011

Nulla mai nell'universo va perduto. Le cose perse in terra, dove vanno a finire? Sulla Luna.
La Luna quella notte passava proprio vicino alla montagna. Astolfo e san Giovanni Evangelista, salendo sul carro d'Elia, vedono il corno lunare farsi enorme e la terra, là in basso impicciolire, diventare una pallina. Per distinguervi i continenti e gli oceani, Astolfo deve aguzzare le ciglia.
Passando la sfera del fuoco senzaa bruciarsi, entrano nella sfera della Luna, d'acciaio immacolato. La Luna è un mondo grande come il nostro, mari compresi. Vi sono fiumi, laghi, pianure, città, castelli, come da noi; eppure altri da quelli nostri.
Tera e Luna, così come si scambiano dimensioni e immagine, così invertono le loro funzioni: vista di quassù, è la terra che può esser detta il mondo della Luna; se la ragione degli uomini è quassù che si conserva, vuol dire che sulla terra non è rimasta che pazzia.

Non stette il duca a ricercare il tutto:
che là non era asceso a quello effetto.
Da l'apostolo santo fu condotto
in un vallon fra due montagne istretto,
ove mirabilmente era ridutto
ciò che si perde e per nostro diffetto,
o per colpa di tempo o di Fortuna:
ciò che si perde di qui, là si raguna.
Non pur di regni o di ricchezze parlo,
in che la ruota istabile lavora;
ma di quel ch'in poter di tor, di darlo
non ha Fortuna, intender voglio ancora.
Molta fama è la sù, che, come tarlo,
il tempo a lungo andar qua giù divora:
là su infiniti prieghi e voti stanno
che da noi peccatori a Dio si fanno.
Le lacrime e i sospiri degli amanti,
l'inutil tempo che si perde a giuoco,
e l'ozio lungo d'uomini ignoranti,
vani disegni che non han mai loco,
vani desider con tanti,
che la più parte ingombran di quel loco:
ciò che in somma qua giù perdesti mai,
là su salendo ritrovar potrai.

da Italo Calvino racconta l'Orlando Furioso

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